Alcuni consigli di Espressione

Tecniche per l’espressione

  1. Recitazione: ricordiamoci che per essere in scena occorre una bella storia da rappresentare e la voglia di farla quindi dei costumi ben fatti, ruoli ben definiti, una chiara idea di tutti i membri della squadriglia della storia da rappresentare, parlare sempre fronte al pubblico immedesimandosi nel ruolo assegnato, non intimorirsi, serenità, studiare bene la propria parte e provare con gran cura ogni dettaglio.
  2. Mimo: il mimo è l’arte di esprimersi senza parole ed in modo stilizzato: è una forma di teatro. Il corpo è lo strumento malleabile, per mezzo del quale il mimo estrinseca atteggiamenti, movimenti, forme, ritmi, e attraverso questi “racconta”, nello spazio teatrale, personaggi, situazioni, stati d’’animo, fantasie e realtà.
  3.  Teatro delle ombre: dietro ad un telo bianco illuminato, sagome di cartone fisse o mobili danno vita alle parole di un racconto narrato o cantato. I primi uomini scoprirono che alla luce dei fuochi potevano creare immagini fantastiche attraverso le quali rivedere la vita ed esorcizzare le paure.
  4. Quadri fissi: a fronte di uno o più narratori fuori campo con un gruppo in scena, utilizzando un telo o poncho come sipario, rappresenta in costume alcuni episodi della storia narrata fornendone come una diapositiva.
  5. Coro parlato: si tratta di una tecnica per valorizzare il parlato nella narrazione di una storia, costruendo un testo nel quale i narranti hanno delle parti lette contemporaneamente, per dare più risalto ad un testo, oppure per creare giochi acustici con parole differenti. Può essere attuato da un minimo di tre persone ad un massimo di dieci, ed è commentato da poche illustrazioni mimiche aventi lo scopo di indurre il dialogo e di riempire le pause. Gli elementi necessari ai partecipanti del coro parlato sono:
    • buona dizione limpida e chiara;
    • recitazione con una tonalità superiore a quella del comune parlare, per dare alla parola quella sonorità che è necessaria da farsi sentire da tutto il cerchio;
    • tonalità e timbro di voce uniformati, in modo che sin dalla prima battuta risulti una voce identica per tutti

La magia dei fuochi

C’è un momento del giorno nel quale si può osservare all’orizzonte il cielo passare da azzurro a blu, da rosa a rosso, la giornata allora volge al termine e al campo… se siamo fortunati ed il tempo lo consente, alla sera ci attende ci attende un bel fuoco di campo; è l’attività serale più importante che tutti i reparti dovrebbero vivere. Questo fuoco sarà caratterizzato da varie tecniche espressive, da canti, canoni, giochi, danze e bans. È un’attività preparata e curata nei dettagli da tutte le squadriglie, che sono protagoniste, esibendosi a volte non solo per il reparto, ma anche per un pubblico esterno.

Ecco alcuni consigli per i vostri fuochi di campo:

Preambolo: l’area del fuoco va preparata dalla sq. di turno, che provvederà all’allestimento, alla pulizia del luogo ed alla raccolta della legna da ardere. Gli incaricati al mantenimento della fiamma saranno 2 Esploratori o Guide.

  1. Il fuoco va lanciato.
  2. Al fuoco si arriva al richiamo del Kamaludu.
  3. Il fuoco inizia con la “Danza del Fuoco”.
  4. Il fuoco deve avere un “filo conduttore” (scopo finale).
  5. L’animatore deve avere ben chiaro i tempi di svolgimento, a tal proposito è necessario compilare un’accurata scaletta.
  6. Al fuoco si sta divisi per squadriglia.
  7. Al fuoco la partecipazione deve essere corale.
  8. Esistono varie tecniche di espressione utilizzabili durante il fuoco.
  9. Durante il fuoco non ci devono essere “momenti vuoti”.
  10. Il fuoco è un momento divertente, ma è anche occasione di riflessione.

altri consigli utili…
Ricordarsi che “tutti sono attori e spettatori contemporaneamente”.
Giochi, quiz, gare e sfide possono essere riferite ad attività che si stanno svolgendo.
Rammentare che la riuscita o meno di un buon fuoco, dipende molto dall’atteggiamento con cui ci si pone ad affrontarlo.
Potrebbe capitarci anche che i nostri capi reparto ci facciano vivere un fuoco di bivacco. Ma di che si tratta?

B.-P. ci parla di un’attività serale comunitaria intorno al fuoco, tradizionalmente basata su “chiaccherate” del capo, racconti della tradizione e non, discussione di temi vari, gioco e canti scout, momenti di riflessione e preghiera, animati dalle squadriglie o dal nostro simpatico assistente di reparto.

Cassa di espressione

B.-P. ci ricorda che le ore più felici del campo sono quelle della sera, tutti insieme attorno ad un fuoco. Ecco perciò l’importanza di saper riempire questa cassa per trasformare le serate in momenti indimenticabili pieni di fantasia, impegno e buon umore.

Il campo estivo è alle porte. Il reparto concluse le attività, non hanno chiuso i battenti, anzi il lavoro di squadriglia si fa frenetico per preparare le casse con il materiale che porteremo al campo. Tante casse… da quella di cucina e pionieristica a quella di pronto soccorso. Ma quella di espressione c’è?

Nella cassa non devono mancare:

  • 4 teli (anche vecchi) di cui 2 bianchi per eventuali giochi di ombre e 2 colorati per creare fondali o da utilizzare con l’aiuto di cordini e spille come costumi;
  • 6 o 7 pezzi di stoffa colorata grandi (con fori per braccia e testa), meglio se dei colori della tua squadriglia, oppure vecchi sacchi di juta… ricorda che anche i sacchi per la raccolta della carta possono risultare utili ed hanno un costo irrisorio;
  • una decina di rotoli di carta crespa di vari colori, puntatrice, forbici, colla, scotch, spago;
  • 2 poncho di tipo militare, con solo il foro per la testa con relative asole, da utilizzare con cordini (cercate di averne sempre almeno una ventina nella cassa) per aprire e chiudere le scene come un vero sipario;
  • Alcuni tubetti di trucco di carnevale o “colori a dito” (atossici), alcune palline da ping-pong, pennelli e matite da trucco (chiedete alle mamme quelle che non usano più nella loro trousse…), qualche vecchio cappello di genitori o nonni;
  • Cartoncino nero e bastoncini per spiedini da usare per creare le strutture di sagome per il teatro delle ombre, carta plasticata di vari colori per ottenere splendidi effetti speciali e pila frontale per leggere i testi (narratore);
  • Tante candele e ceri anche vecchi, recuperati in parrocchia tramite il vostro assistente, vecchie latte vuote di olio o altro da utilizzare come paralume (meglio se imbiancate all’interno), torce a vento magari costruite da voi;
  • Calzamaglia e maglietta nera ed una maschera di plastica e guanti bianchi per il mimo;
  • Alcuni piccoli strumenti musicali come: kazoo, armonica a bocca, cembalo, bacchette da batteria, bonghi, ecc;

Inutile ricordare a chi suona la chitarra che al campo va portata ed usata.

Tratto da “La Gazzetta delle Tecniche” – Campo Nazionale E/G Agosto 2003

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